DICONO DI NOI: Logisticaefficiente
Storicamente le aziende hanno considerato la logistica più come un luogo aziendale che come una funzione, che spesso veniva “confusa” con il magazzino. Essere responsabile di magazzino significava rincorrere le richieste di stoccaggio e di spedizione senza avere la minima visibilità sulle previsioni di acquisto e di vendita. Le risorse a disposizione di un logistico erano, tipicamente, il personale operativo e qualche carrello elevatore.
Nel corso degli anni, il concetto di logistica si è evoluto: il magazzino è diventato organizzato, efficiente, informato. La funzione logistica ha esteso i suoi confini, proiettandosi sia verso i fornitori che verso i clienti.
Ma mentre il mondo guarda alla supply chain e all’omnichannel, nelle piccole-medie imprese italiane, la produzione, gli acquisti e le vendite guardano ancora alla logistica come a un’area critica che spesso è la causa dei rallentamenti produttivi e dei ritardi di consegna.
In questo contesto, le applicazioni tecnologiche per la logistica, pur fiorenti per varietà e profondità dell’offerta, tendono a rimanere appannaggio delle realtà più lungimiranti. Da un lato, infatti, le aziende hanno già sostituito il magazziniere con il logistic manager o, meglio ancora, con il supply chain manager, provvisto di sistemi previsionali, strumenti di monitoraggio e dashboard delle performance logistiche; dall’altro però percepiscono ancora una criticità nella corretta allocazione di risorse per consentire investimenti importanti in progetti di innovazione e automazione logistica.
La spinta del piano Industry 4.0 ha reso possibile l’estensione a macchia d’olio delle implementazioni tecnologiche in ambito logistico, alleggerendone di fatto il costo.
Purtroppo però la maggiore accessibilità alle tecnologie non ha avuto un effetto analogo sulla cultura aziendale in tema di logistics and supply chain management.
Cosa comporta tutto questo? Mentre il mondo tecnologico sviluppa e sperimenta applicazioni automatiche per la raccolta dati, il tracking delle attività e degli asset e le verifiche di accuratezza ecompletezza delle attività logistiche, gli operatori del settore spesso restano ancora in buona parte concentrati sul “perché” e sul “quanto mi costa”.
Anche una tecnologia consolidata come l’RFiD deve essere ancora spiegata. Non solo tecnicamente. Anche dal punto di vista delle opportunità che è in grado di aprire in ambito sia produttivo che di supply chain.
Le richieste che ancora oggi le aziende pongono alla nostra attenzione mostrano una visione limitata all’applicazione dell’RFID per comparti aziendali, su singoli processi tradizionali e su singoli centri di costo.
Davvero poche sono invece le aziende che affrontano l’argomento della tracciatura automatica considerando i costi e i benefici nell’ottica allargata della Supply Chain.
La tecnologia RFiD è di fatto molto versatile e può permettere alle aziende di ottenere:
In produzione
- la tracciatura degli stati di lavorazione;
- la mappatura delle casistiche di difettosità;
- la mappatura delle ri-lavorazioni;
- la mappatura dei tempi di transito e dei tempi improduttivi.
In logistica
- la registrazione dei materiali in uscita dal fornitore;
- la verifica dei colli attesi dal fornitore all’ingresso merce;
- la verifica dei colli attesi in baia di uscita;
- l’identificazione dei resi.
In distribuzione
- la tracciatura degli item in transito;
- la certificazione della correttezza/completezza degli item consegnati.
Nel retail
- l’identificazione dei prodotti ricevuti;
- l’identificazione dei prodotti venduti
Nel post vendita
- raccolta dati sulle casistiche di guasto, rottura;
- anti contraffazione;
- gestione ricambi.