DICONO DI NOI: IL GIORNALE DELLA LOGISTICA 28 OTTOBRE 2020
Specializzata nella realizzazione di progetti innovativi su misura, KFI affianca il cliente nella scelta di soluzioni tecnologiche avanzate lungo tutte le fasi della supply chain: produzione, logistica e distribuzione.
Il Giornale della Logistica ha intervistato Carlo Caserini, Presidente di KFI, e Mauro Spagnolo, Voice Systems Business Unit Manager, in merito ai progetti in corso e alle opportunità che si prospettano per essere affrontate con le tecnologie vocali, con un focus particolare sui vantaggi della soluzione Vocalize.
Dar voce all’innovazione
Per affrontare al meglio le sfide che questo presente (post?) pandemia ci riserva è necessario puntare su nuove competenze e su tecnologia in grado di far evolvere l’approccio logistico
Davanti alla tecnologia non bisogna avere preconcetti, pregiudizi, così come non ci si dovrebbe mai innamorare, a prescindere, di una soluzione. Ma, con un approccio agnostico, valutarne l’utilità, la convenienza e, se necessario, osare. Magari mixando tra loro soluzioni tecnologiche concettualmente diverse, per esempio il vocale con le luci, la voce con le etichette elettroniche. In ogni caso, risparmio, efficienza e ritorno dell’investimento, sono – sempre – i driver che dovrebbero guidare la scelta: una soluzione che va bene per un’azienda, potrebbe rivelarsi inefficiente per un’altra.
Questo e tanto altro è emerso dalla costruttiva chiacchierata con Carlo Caserini e Mauro Spagnolo, rispettivamente presidente e Voice System Sales Manager di KFI, Key For Industry, azienda che da qualche tempo ha presentato Vocalize, il sistema di riconoscimento vocale per dispostivi Android concepito per portare efficienza e produttività in tanti settori. Prima però di entrare nel merito della soluzione, corre l’obbligo di inquadrare lo scenario socio-economico odierno, partendo da quello che è il nuovo momento zero, ossia l’inizio di marzo 2020. Una data che segna “il prima” e “il dopo” e che ricorda come in pochi mesi gli scenari possano repentinamente mutare, facendo quasi dimenticare il recente passato, perché occorre ora concentrare gli sforzi su quella che sta diventando la nuova normalità. Ne è emerso un quadro comunque positivo: la ricerca di personale che abbia adeguate competenze, l’impegno nel prepararsi alla ripresa, il desiderio di cogliere nuove sfide, non sono cambiati rispetto all’ex ante pandemia.
Certo, per dirla con le parole del presidente, “sono saltate tutte le previsioni” e pertanto è condivisibile e comprensibile, da parte di tutti, un atteggiamento di cautela: “Il 2019 è stato chiuso in linea con le aspettative – raccontano i manager – Mentre il 2020, da dover essere un anno di punta, si è trasformato in un anno di transizione”.
Realisti e razionali, non preoccupati
Il motivo è sotto gli occhi di tutti: la pandemia ha avuto e continua ad avere effetti sull’organizzazione interna delle aziende, su tutti i settori (retail, GDO, Horeca, immobiliare, turismo), sui consumatori finali. Il comune denominatore è l’incertezza del domani: “Gli ultimi mesi, contraddistinti dal timore per il futuro, hanno influito sui programmi di espansione che avevamo implementato lo scorso anno – spiega Carlo Caserini – I piani sono solo rimandati, a parte uno: abbiamo comunque assunto cinque persone, perché la necessità di competenze è sempre più stringente”.
Anche perché, le attività di KFI non si sono fermate: i progetti in cui è coinvolta l’azienda, spiegano Caserini e Spagnolo, sono sempre più spesso di largo respiro e di medio-lungo termine e pertanto, le aziende che possono – per ragioni di budget, di organizzazione, di urgenza – li stanno comunque portando a termine; le altre li hanno posticipati al 2021, convinte comunque di portarli a compimento.
Saper leggere il mercato e le sue dinamiche è dunque ora più che mai indispensabile: “Stiamo ri-analizzando le esigenze dei clienti – prosegue il presidente – Per esempio la GDO e il retail, dopo il momento di gloria durante il lockdown, oggi sono tornati ai livelli precedenti. Altri settori stanno soffrendo da mesi, perché c’è un sostanziale cambio di abitudini che deve essere studiato. Di conseguenza, anche noi stiamo rivedendo le nostre strategie: non siamo per niente preoccupati, ma siamo realisti e razionali”.
Stesso settore, comportamenti diversi
“Notiamo che clienti dello stesso segmento di mercato hanno comportamenti diversi – puntualizza Caserini – Non è solo un discorso di investimenti, ma anche di attesa: occorre decifrare che cosa sta accadendo, che cosa potrà accadere, e dunque muoversi di conseguenza. La pandemia non ha provocato in tutti la stessa reazione, anche per motivazioni di carattere psicologico”.
Per tradurre il concetto con un esempio, basti pensare alla GDO e all’e-commerce. Come spiega Spagnolo, post emergenza, non vi è stato un comportamento univoco da parte delle insegne: “C’è chi sta spingendo sul commercio elettronico e chi invece ha optato per un approccio più cauto, più conservatore, consapevole di un aspetto: non è sufficiente potenziare i servizi, ma occorre fare in modo che il cliente, passata la fase critica, continui a utilizzare la piattaforma”.
L’emergenza sanitaria ha accelerato i processi
I mutamenti con cui confrontarsi e le conseguenti decisioni, naturalmente non sono solo appannaggio della GDO: tutte le filiere devono fare i conti con nuovi paradigmi, quali la velocità di reazione, il monitoraggio dei dati, la sicurezza di questi ultimi. Durante il lockdown, spiega il manager, si sono create nuove opportunità, perché si sono accelerati dei processi già in atto nei trasporti, nella logistica, nell’e-commerce e nella Gdo, e cioè nei settori che non si sono mai fermati: “Ci siamo trovati ad affrontare diverse sfide con i clienti in un momento non facile – racconta – Ma eravamo preparati, perché KFI negli ultimi dieci anni ha avuto in cambiamento di pelle importante”.
La rivoluzione Android
In pratica, da provider, da partner tecnologico, l’azienda è diventata nel tempo proprietaria di soluzioni: “Il nostro mantra è essere agnostici nei confronti della tecnologia – spiega – Non ci innamoriamo di una specifica innovazione, ma pesiamo e valutiamo la soluzione tecnologica in funzione dell’obiettivo del cliente”.
In questo scenario, si inserisce la “rivoluzione Android”: “L’arrivo di Android nei terminali industriali sta trascinando l’innovazione – sottolinea Spagnolo – Il suo vantaggio? Consente di fare moltissime cose”.
A questo si somma l’esperienza più che decennale di KFI nella tecnologia vocale. Occorre infatti andare al 2004 per trovare le prime esperienze di KFI in questo segmento: “In un momento in cui tanti altri hanno sottovalutato la tecnologia vocale – ricorda Spagnolo – noi l’abbiamo studiata e capita, fino a riuscire a gestirla, a governarla: non a caso l’80 per cento dell’installato della voce in Italia è nostro, a cui si sommano le esperienze all’estero”.
Dialogo in magazzino
Il frutto di questi quindici anni di esperienza nella tecnologia vocale è Vocalize, il sistema di riconoscimento vocale che nasce in modalità embedded e nativa per dispositivi Android. Il sistema permette di costruire dialoghi vocali con un notevole vantaggio: non necessita di emulatori o strati software intermedi e può dialogare direttamente con il sistema informativo già presente in azienda. Volendo sintetizzare e semplificare al massimo, la filosofia sottesa a Vocalize è la seguente: la voce non è l’unica interfaccia uomo-macchina, ma è una delle tante. Il che ha ricadute interessanti in termini di applicazioni, ma contempla, allo stesso tempo, una conoscenza accurata della tecnologia da parte di chi la installa: “Vendere la tecnologia vocale, non è vendere una stampante”, riassume Spagnolo, che argomenta: “La tecnologia vocale è una soluzione e dunque prevede l’analisi e la rivisitazione di un processo fino, anche, a stravolgerlo: Vocalize può costringere a ridisegnare i processi, perché alla sua base c’è il dialogo e non i pulsanti come avviene con i terminali radiofrequenza. E c’è Android”.
Ma che cosa cambia, in concreto, rispetto alle soluzioni più tradizionali presenti sul mercato e che pure siamo in grado di offrire? “Cambia tantissimo – risponde Spagnolo – Perché, di fatto, si ha a che fare con un dispositivo che contempla funzioni inedite, in primis lo schermo”. Ma anche la telecamera, la videocamera, il Gps, il Gprs. In pratica, se prima l’unica interfaccia tra l’operatore e la macchina era il dialogo, oggi con Vocalize si può fare molto di più: “Le applicazioni sono numerose – spiega – e spaziano in diversi settori, dall’automotive alla Gdo, passando per il retail, l’e-commerce, il fashion e così via”.
Vocalize, esempi concreti
Per cogliere appieno le funzionalità di Vocalize, un esempio concreto, quello di una casa automotive che, al termine della produzione, deve fare una check list del veicolo. “In questo caso – chiarisce Spagnolo – si può utilizzare la nostra soluzione in alternativa alla carta o al palmare: mani e occhi sono liberi, poiché Vocalize, essendo implementabile su uno smartphone industriale, si può mettere alla cintura, a bracciale, consentendo di utilizzare tutte le funzioni tipiche dello smartphone: si possono scattare foto, si possono scaricare documenti, per esempio un draft di un elemento dell’auto che si deve verificare”. Non a caso un paio di progetto pilota con protagonista la soluzione di KFI sono stati approvati da una nota casa motociclistica e da una casa automobilistica premium. Non solo: un altro esempio di applicazione concreta arriva dalla Gdo:
“Un anno e mezzo fa abbiamo verificato presso i nostri clienti e in diverse applicazioni le performance di Vocalize rispetto ad altre tecnologie tradizionali ed i risultati sono stati più che confortanti, confermando le nostre aspettative sulla grande flessibilità applicativa”.
E, infatti, senza fare nomi come è giusto che sia, e considerando il blocco forzato causato dal Covid-19, oggi sono cinque le installazioni presso note insegne: quello che piace, riferisce il manager, è l’idea di poter usare una tecnologia trasversale, in cui l’utilizzo della voce è solo parziale, a tutto vantaggio della qualità elevata del lavoro dell’operatore e della sua produttività. A proposito di operatori, sono tre gli aspetti di Vocalize più apprezzati: le mani libere, il device noto e user friendly e il fatto che non sia specker dipended (non dipende dalla voce dell’operatore): “La velocità di Vocalize – conclude – non è solo una sensazione: l’aumento della produttività, la fluidità e l’efficienza sono tangibili fin dai primi utilizzi, basti pensare al training, che dura solo qualche ora”.